mercoledì 3 novembre 2010

“Darkness on the Edge of Town” rabbia, promesse e rock’n'roll

Born To Run è pietra miliare del rock.
Darkness On The Edge Of Town no. Per fortuna.
Non è album per tutti.
Essenziale ma esauriente, dolente eppure incoraggiante.
Springsteen confina il suo alterego nelle tenebre e, come se non bastasse, ai confini della città “"dove nessuno fa domande o ti guarda troppo a lungo in faccia"”. Un postaccio (fisico e spirituale) dove tutto ciò che puoi fare è piegarti al peso degli eventi oppure sfuggire a quanto preordinato. A caro prezzo.
Nessuna zona grigia dove consumare una tregua.

Come lampi nell'oscurità sette musicisti saccheggiano il meglio dai propri strumenti. La E Street Band è sublime, cattiva, oltraggiosamente rock and roll. Tutto Darkness On The Edge Of Town è declinazione rock del verbo essere e Springsteen si dimostra quintessenza di tale linguaggio. Bruce non è artefice di uno stile nuovo e non ha il fascino dell’artista dannato, ma è puro rock: è la voce rock, è il performer rock, è l’autore che cuce i lembi tra sobrio folk e ruvido rock. E’ Dylan con la voce ferma e decisa, è Elvis fuori dal suo costume, è Guthrie con la Telecaster. E’ uno col fiato in gola che incarna lo spirito del rock’n’roll.
E il rock lenisce. O forse salva?


Darkness su LSDmagazine


2 commenti:

Il Sole e Le Nuvole ha detto...

Caro Francesco, condivido la tua lirica recensione e aggiungo, molto presuntuosamente, che per me Bruce è il più grande. Ciao!

Francesco Santoro ha detto...

Ciao Gianni,
grazie per lo strepitoso commento e per essere passato da queste parti.
A presto!